Storico, poeta e uomo politico italiano. Notaio e avvocato, ebbe anche
importanti incarichi politici nella sua città natale, quali le ambascerie
a Bonifacio VIII e ad Arrigo VII; fu esponente di rilievo della parte guelfa,
distinguendosi per la coerenza con la quale sostenne il principio della
libertà comunale, in particolare contro le mire espansionistiche di
Cangrande della Scala, capo riconosciuto dei ghibellini dell'Italia
settentrionale. Quando nel 1328 la città cadde nelle mani di Marsilio da
Carrara (vicario di Cangrande),
M. fu confinato a Chioggia, dove
morì. Celebrato dai suoi contemporanei, laureato poeta nel 1315,
M. fu innanzitutto uno storico, che seppe dare ai propri lavori
un'impostazione severamente critica e un carattere nazionale. La
Historia
Augusta imperatoris Henrici VII (Storia augusta dell'imperatore Arrigo VII)
narra la spedizione in Italia di Arrigo VII; il
De gestis Italicorum post
mortem Henrici VII (Le gesta degli Italiani dopo la morte di Arrigo VII) ha
come oggetto gli avvenimenti occorsi dal 1313 al 1329 su tutto il territorio
italiano. Entrambe le opere sono di grande interesse, poiché in esse
cominciano ad intravedersi i tratti che saranno fondamentali nella più
matura storiografia umanistica: robustezza di stile, sicuro impianto narrativo,
continuo proposito di modellare il resoconto dei fatti contemporanei alla
stregua dei modelli della storia antica, parallelismo dei sentimenti e degli
atteggiamenti dei personaggi sia di Roma che contemporanei. Anche il suo latino,
che rieccheggia Livio, Cesare e Sallustio, si modella sull'austera
solennità degli antichi. Come poeta latino
M. è autore di
due elegie e di diversi carmi religiosi, cui appose il titolo di
Soliloquia (Soliloqui): per alcuni aspetti, essi precorrono alcuni
elementi dell'Umanesimo, come quel tipo di spiritualità agostiniana,
sofferta e irrequieta, che anticipa fra l'altro anche i temi morali degli
scritti petrarcheschi. L'opera più famosa di
M. è una
tragedia di imitazione senechiana,
Ecerinis (Ecerinide), nella quale
è palese una chiara volontà di restaurazione della tradizione
classica. Protagonista del dramma, di impostazione assai erudita, è
Ezzelino III da Romano; il patriottismo (anche se in senso municipale) che la
pervade le procurò lodi ed apprezzamenti in epoca romantica e
risorgimentale (Padova 1261 - Chioggia, Venezia 1329).